“Il regalo di compleanno”

Il sole stava calando dietro i vetri satinati dell’attico, lasciando scivolare sull’ambiente un’aura dorata, calda, densa come miele. Enrica era lì, davanti a me, con un vestito nero che sembrava disegnato direttamente sulla sua pelle. Ogni curva celebrata, ogni dettaglio voluto. Quel giorno era il suo compleanno, ma ero io ad aver ricevuto il dono: il privilegio di prepararle il regalo che avrebbe ricordato per tutta la vita.

Avevo curato tutto nei minimi dettagli: luci soffuse, lenzuola di lino egiziano, un vassoio con champagne e fragole. Ma non servivano decorazioni. Bastava lei. Bastava la sua fame. Bastava il modo in cui si era avvicinata a me, con lo sguardo carico di promesse e le labbra appena socchiuse, mentre faceva scivolare una spallina del vestito lungo il braccio.

— Sai cosa voglio per il mio compleanno? — sussurrò, avvicinandosi così tanto che sentii il profumo caldo della sua pelle, un misto di vaniglia e voglia.

— Lo so — risposi, mentre le prendevo il viso tra le mani e la baciavo con una lentezza esasperante, come se avessi tutto il tempo del mondo per farla impazzire.

Le dita scivolarono lungo la sua schiena, aprendole il vestito con la calma di un amante esperto, di uno che non ha fretta, perché sa che ogni secondo è un coltello affilato, e ogni attesa è una goccia d’olio bollente sulla pelle. Il vestito cadde ai suoi piedi, lasciandola nuda, bellissima, fiera.

La stesi sul letto come si stende un corpo sacro sull’altare, e iniziai il mio culto.

Le baciai il collo, le spalle, le curve dei seni, il ventre tremante. Le mani esplorarono ogni centimetro della sua pelle, cercando ogni suo punto debole, ogni respiro trattenuto. Quando le toccai l’interno coscia, sentii il calore bagnarmi le dita: era pronta, affamata, liquida di desiderio.

Entrai in lei con lentezza brutale. Lei inarcò la schiena e gemette, un suono che sembrava provenire da un punto remoto del cuore, come se tutto il corpo avesse trovato finalmente il suo centro. Il ritmo fu dapprima dolce, poi crescente, feroce. Le sue gambe avvolte attorno a me, le unghie che scavavano nella mia schiena, i suoi sussurri che diventavano ordini.

— Più forte… sì, così… fammi tua…

Le sue parole mi scatenarono. La presi, la girai, la dominai. Ogni spinta era una promessa mantenuta. Ogni colpo, un regalo. La tenevo per i fianchi, le penetravo la mente prima ancora del corpo. Lei era mia, completamente. Gridava il mio nome, e ad ogni climax le sue gambe tremavano, la voce si rompeva, il corpo si abbandonava.

Quando venne, lo fece come un’esplosione lenta e devastante. Si inarcò contro di me, occhi chiusi, bocca socchiusa, e un urlo che sembrava una liberazione. E io la seguii a ruota, perdendomi in lei con tutta la forza che avevo.

Restammo così, nudi e sudati, avvolti nel nostro odore, nei battiti ancora impazziti. Le accarezzai i capelli, mentre lei si stringeva a me con un sorriso sfinito e felice.

— È il regalo più bello che potessi ricevere… — sussurrò.

— È solo l’inizio… — le dissi, baciandole la fronte.

Perché quando una donna come Enrica ti appartiene anche solo per una notte, sai che ogni ora che segue sarà un’epopea.
E io avevo intenzione di farla durare fino all’alb